Le patologie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte nel nostro Paese, essendo responsabili del 44% di tutti i decessi, e il numero di persone che si ammalano ogni anno di patologie cardiocircolatorie è in costante aumento. Soprattutto per scorretti stili di vita e mancata prevenzione. Elemento, quest’ultimo, che è diretta conseguenza della pandemia. Con l’emergenza sanitaria le nuove diagnosi sono diminuite. “Sappiamo infatti che le patologie cardiovascolari sono aumentate, così come sono diminuiti gli accessi al pronto soccorso, agli ambulatori sia dei medici specialisti, sia di medici di medicina generale – spiega il dottor Giulio Nati della Siprec -. Quindi questo ha provocato un ridotto controllo dei fattori di rischio e un aumento degli eventi. Cosa possiamo fare dunque? Una cosa è stata fatta. La dematerializzazione delle ricetta ha consentito di coprire il gap delle prescrizione del farmaco. Per quanto riguarda le visite e i controlli abbiamo invece dei problemi in quanto necessarie, non possiamo gestirle solo a distanza. Durante la visita in loco il medico entra in contatto con il paziente in maniera più diretta rilevando una serie di parametri che non è possibile rilevare tramite una videochiamata. Questi gap possono essere superati solo nel momento in cui avremo diffuso la vaccinazione anti covid e le persone potranno dunque accedere nuovamente agli ambulatori. Ad oggi le attività, soprattutto quelle specialistiche, sono ridotte perché mancano gli standard di sicurezza. Oltre a ciò i pazienti evitano per scelta di non recarsi al pronto soccorso quando vi sono problemi, creando poi una serie di conseguenze che non sono prevedibili”.

Per il video servizio:https://youtu.be/5fEWc-BheuE