Secondo il rapporto annuale dell’Organizzazione mondiale della sanità, lo sviluppo di nuovi trattamenti antibatterici è inadeguato ad affrontare la crescente minaccia della resistenza agli antibiotici. Il rapporto 2021 descrive la pipeline clinica e preclinica degli antibatterici come stagnante e lontana dal soddisfare le esigenze globali. Dal 2017 sono stati approvati solo 12 antibiotici, 10 dei quali appartengono a classi esistenti con meccanismi consolidati di resistenza antimicrobica (AMR). “C’è una grande lacuna nella scoperta di trattamenti antibatterici, e ancora di più nella scoperta di trattamenti innovativi – ha dichiarato la dottoressa Hanan Balkhy, vicedirettore generale dell’Oms per l’Amr -. Questo rappresenta una seria sfida per superare la crescente pandemia di resistenza antimicrobica e lascia ognuno di noi sempre più vulnerabile alle infezioni batteriche, comprese quelle più semplici”. All’utilizzo improprio di questi farmaci sono riconducibili in Italia oltre 10mila decessi all’anno, su un totale di circa 33mila nell’intera Unione europea; di questi una percentuale significativa si registra nella regione Campania, che negli ultimi anni ha avviato un programma di lotta all’antibiotico-resistenza di cui si incominciano a vedere i primi risultati. Un fenomeno ulteriormente in crescita durante la pandemia da Covid-19.

Varianti bucano barriera vaccinale

“Le sottovarianti 4 e 5 di omicron sono più contagiose e sembrano essere in grado di “bucare” la barriera vaccinale – ha affermato il professor Massimo Galli, tra i maggiori infettivologi a livello mondiale -. Proprio per la maggiore diffusività di omicron si è verificato un incremento delle cure domiciliari che hanno provocato un utilizzo improprio di farmaci antibiotici, del tutto inutili contro l’infezione virale da Covid-19. Invertire questa pericolosa tendenza è diventata una priorità in ambito sanitario. Gli antibiotici sono assolutamente inutili per il Coronavirus. Il loro uso è assolutamente improprio, in quanto non svolgono nessuna azione diretta o anche vagamente indiretta, e non si giustificano praticamente mai nemmeno come copertura di un’eventuale sovrapposizione di una polmonite batterica. Il loro uso non ha base scientifica – ha proseguito Galli – però ha fatto gravi danni. L’azitromicina, in particolare, è stata utilizzata in maniera assolutamente spropositata senza nessuna indicazione specifica. Su questo farmaco abbiamo assoluta evidenza contro la sua utilità in questo caso specifico. Così, oltre a sprecare denaro pubblico si fa un danno al futuro utilizzo di questo farmaco”. Per il professor Francesco D’Andrea, presidente della Società italiana di chirurgia plastica, l’antibiotico “andrebbe utilizzato solo nella profilassi pre-operatoria e l’uso va ridotto al massimo, privilegiando, in alternativa gli anti-settici”. Infatti in uno studio recentemente condotto con un’innovativa formulazione a base di Rigenase e poliesanide, che non sviluppa resistenze batteriche, è emerso che l’applicazione di Rigenase sulla superficie della lesione, è in grado di generare un microambiente umido necessario per una più veloce riepitelizzazione. Allo stesso tempo la presenza della poliesanide consente il controllo della popolazione microbica. Tale sinergia fa sì che la guarigione proceda senza alterazioni determinando una riduzione del dolore lamentato dai pazienti e, allo stesso tempo, migliori i risultati estetici.