Italia al centro degli studi scientifici della comunità degli epatologi a livello internazionale. Le società scientifiche di diverse aree del mondo, infatti, stanno definendo nuove linee guida per intervenire con metodi non invasivi nelle diagnosi precoci dell’ipertensione portale, primo stadio delle complicanze che interessano il fegato. L’ipertensione portale si presenta quando la pressione sanguigna nella vena porta (la vena di grosso calibro che trasporta il sangue dall’intestino al fegato) diventa troppo elevata. È una conseguenza della cirrosi che provoca sanguinamento, ascite, accumulo di liquido a livello addominale.

Ipertensione portale: cause e rischi

L’ipertensione portale può restare a lungo asintomatica prima di manifestare i suoi effetti. Per questo il tema della prevenzione è particolarmente importante, viste anche le conseguenze che può provocare. “Le cause più comuni dell’ipertensione portale sono riconducibili alla cirrosi, provocata da epatiti, da abuso di alcol o da steatosi epatica non alcolica (Non Alcoholic Fatty Liver Disease, NAFLD), un accumulo anomalo di cellule grasse causato da obesità, problemi nel metabolismo, diabete, livelli elevati di lipidi (trigliceridi e colesterolo) nel sangue, tossine, alcuni farmaci – sottolinea il professor Alessio Aghemo, segretario nazionale Aisf- Associazione italiana per lo studio del fegato –. Il fenomeno può rimanere nascosto, ma le conseguenze per il fegato nel lungo periodo possono essere l’epatocarcinoma (tumore del fegato), l’emorragia digestiva (rottura delle varici), l’ascite (comparsa di liquido a livello addominale), l’ittero (eccesso di bilirubina nel sangue). Sono complicanze che vanno identificate per tempo per adeguati trattamenti, oltre che possibilmente evitate. Nonostante l’assenza di sintomi, situazioni come obesità, eccessivo consumo di alcol, epatiti, scorretto stile di vita vanno considerate come un campanello d’allarme che deve indurre il paziente a fare analisi più approfondite da cui si può evincere il potenziale pericolo”.

Il professor Alessio Aghemo, segretario nazionale Aisf.

Il meeting di Baveno

Il meeting di Baveno, in Piemonte, è nato nel 1990 come punto di incontro tra specialisti di diversi Paesi ed è diventato velocemente il punto di riferimento per le raccomandazioni sull’ipertensione portale. L’Italia può vantarne la concezione grazie all’iniziativa del professor Roberto de Franchis, già professore di gastroenterologia dell’Università di Milano. Da quel momento si sono svolte 7 edizioni, una ogni 5 anni, volte ad aggiornare la ricerca, confrontare i diversi studi, disegnare nuove strategie, produrre raccomandazioni sulla gestione del paziente con cirrosi epatica, in particolare proprio sull’ipertensione portale. Dopo la partecipazione e il supporto al meeting nell’edizione dell’autunno 2021, Aisf ha arricchito il confronto con il webinar “Personalized care in portal hypertension – News from Baveno VII”. Hanno partecipato ospiti internazionali e lo stesso professor Roberto De Franchis per fare il punto sulle novità, sempre più focalizzate sull’identificazione precoce del malato con metodi meno invasivi per prevenire le complicanze dell’ipertensione portale. “Nell’ambito del Meeting di Baveno si ritrovano le società scientifiche inerenti allo studio del fegato italiana, europea e americana, rispettivamente Aisf, Easl – European association for the study of the liver e Aasld – American association for the study of liver diseases – spiega il professor Aghemo –. In questi anni vi sono state significative evoluzioni in ambito epatologico: se inizialmente l’attenzione era rivolta ai trattamenti di chi già aveva sviluppato le prime conseguenze dell’ipertensione portale, oggi possiamo vantare come obiettivo prioritario la prevenzione, mediante l’identificazione del paziente a rischio attraverso l’uso di metodiche non invasive”.

Per il video servizio:https://youtu.be/mHQKVg6xUdE