Si scrive vino. Si legge Oltrepò Pavese. Un grappolo d’Italia che, forte della tradizione, guarda all’innovazione e scommette sulla sostenibilità non come opportunità ma come dovere. Un vero e proprio tributo a questo territorio unico che oggi lancia la sfida al mondo del vino puntando ai mercati più lontani. Come quello giapponese che, con i suoi 126 milioni di abitanti e una importante attenzione verso la cultura enogastronomica, rappresenta una ghiotta occasione. E così il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese accorcia le distanze con la digitalizzazione. Dopo l’inglese, francese e tedesco, adesso il sito ufficiale del Consorzio – guidato con passione e ferrea determinazione dalla presidente Gilda Fugazza e dal direttore Carlo Veronese – ha aggiunto una versione giapponese. Ma attenzione: questo importantissimo lavoro – curato da Mimma Coppola – non è solo una traduzione ma una vera e propria pagina di promozione e conoscenza dell’Oltrepò Pavese con impostazione nipponica.

La sfida digitale dell’Oltrepò Pavese

La pandemia ha rivoluzionato i paradigmi della comunicazione in generale e, soprattutto, quella della filiera agroalimentare italiana. Saltate le fiere internazionali e annientati i tour dei grandi buyer, anche il mondo del vino ha dovuto cambiare passo. E l’Oltrepò Pavese ne è stato l’alfiere. “Non dobbiamo e non possiamo stare fermi – ha ricordato la presidente del Consorzio Gilda Fugazza durante l’evento on line di presentazione –. Il cambiamento digitale ci permette di preparare il terreno, seminare cultura del vino e fare conoscere i valori della nostra terra del vino, di quel che stiamo facendo con passione e di quello che si farà. Nel segno della vera sostenibilità, innovazione, qualità e con una particolare attenzione per l’enoturismo, che diventa una risorsa fondamentale e una parte importante del racconto e dell’esperienza del nostro patrimonio vitivinicolo”.

Obiettivo Giappone

“La cucina giapponese – ricorda la presidente – è raffinata, sofisticata e utilizza prodotti di stagione. È proprio questa attenzione alla qualità che ci deve fare riflettere, una qualità che i giapponesi chiamano sociale. Ed ecco l’aggancio con la sostenibilità, dove per sostenibilità pensiamo non solo a quella ambientale, ma anche economica e sociale. Questi sono diventati i pilastri della nostra attività del Consorzio”. E allora via, verso quel Giappone che, grazie alla sua cucina variegata, permetterà all’Oltrepò di mettere in mostra tutte le sue “perle”. Dal pinot nero ai bianchi, dai rosati alle bollicine. “Il Giappone è un mercato immenso – puntualizza il giornalista Tetsuro Akanegakubo, corrispondente da Roma per lo storico The Shakai Shimpo – e i giapponesi amano bere ma si rapportano alla tavola in modo diverso. Mentre la cucina italiana parte dal cibo per proporre il vino in abbinamento, la nostra segue un processo inverso. Da una tipologia di sake, per esempio, si sceglie la preparazione gastronomica”.